Economia urbana e regionale a.a. 2018/19
Docente: Claudio Emanuele Felice
Obiettivi Formativi
L’insegnamento, in linea con i più ampi obiettivi formativi del corso di studio, si propone di fornire un’ampia preparazione critica, tanto sul piano teorico quanto con riferimento a casi concreti, sui diversi percorsi di sviluppo territoriale: per quel che concerne sia la dimensione urbana (prima parte del corso), sia quella regionale latu sensu (seconda parte del corso).
Contenuti
- Che cos’è la città, perché nasce? Il ruolo delle economie di scala e di localizzazione
- I principi di localizzazione delle attività produttive e residenziali
- Il modello di gravitazione, le gerarchie e le reti di città
- Le città al centro della storia: competitività, esportazioni e servizi
- Dalle città alle regioni: sulle origini e la natura dei divari di sviluppo
- Modelli di crescita regionale a confronto: mercati e domanda; la dotazione di fattori
- I rendimenti crescenti, la crescita cumulativa domanda-offerta e la crescita endogena
- I divari di sviluppo in Italia, dinamiche e cause.
Programma esteso
Il corso si propone di fornire un’ampia preparazione critica, tanto sul piano teorico quanto con riferimento a casi concreti, sui diversi percorsi di sviluppo territoriale; per quel che concerne sia la dimensione urbana (prima parte del corso) sia quella regionale latu sensu (seconda parte del corso).
Nella prima parte dell’insegnamento verranno trattati quei principi fondamentali di economia urbana che ci consentono di comprendere nascita e divenire delle moderne metropoli: perché esiste la città (principio di agglomerazione)? Dove si localizzano le attività nella città (principio di accessibilità)? Che rapporti si instaurano fra le diverse attività (principio d’interazione spaziale)? Quali relazioni si creano fra le città e lo spazio circostante (principio di gerarchia)? Perché cresce la città, quali sono le sue prospettive di sviluppo (principio di competitività)?
La seconda parte del corso estende l’analisi dalla città allo spazio regionale, o macro-territoriale, e quindi ai divari di sviluppo interni agli stati. Ci si focalizzerà, in particolare, sulle diverse teorie della crescita regionale: gli approcci per fasi di sviluppo o che seguono l’asse centro-periferia; le tesi che considerano prevalenti il ruolo della domanda e del mercato e, di contro, quelle che privilegiano l’offerta e quindi la dotazione di fattori; i modelli a rendimenti crescenti, formulati dalla nuova geografia economica o, alternativamente, in ambito neo-classico.
Le diverse teorie verranno messe a confronto anche attraverso casi concreti: il principale campo di verifica empirica sarà quello dei divari territoriali in Italia, le modalità con cui si sono formati e sono evoluti in età contemporanea.
Riferimenti bibliografici
- R. Camagni, Principi di economia urbana e territoriale, Carocci, Roma, 2011: Introduzione, Capitoli I, II, III, IV.
- R. Capello, Economia regionale. Seconda edizione, Il Mulino, Bologna, 2015: Presentazione, Capitoli IV (tolta l’appendice), V (tolta l’appendice), VI, VII (pp. 223-238 e 248-252), VIII (pp. 255-272), IX (pp. 291-308), X (pp. 329-336 e 346-357), XI (pp. 359-368), XII.
- E. Felice, Perché il Sud è rimasto indietro, Il Mulino, Bologna, 2013, capitoli II e III.